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(red. 23 GIU) L’Eurodeputato Danilo Oscar Lancini (Lega) interviene in merito al voto espresso dalla Commissione Ambiente (ENVI) del Parlamento Europeo sul “Regolamento TEN-E sulle infrastrutture energetiche transeuropee”.

«Il parere licenziato dalla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo sul Regolamento TEN-E va purtroppo a rafforzare l’impostazione ideologica di un provvedimento che di fatto penalizza il nostro Paese sotto molti aspetti:

– Viene escluso il gas naturale anche come fonte energetica per la transizione quando invece sarebbe fondamentale sviluppare le importanti sinergie tra i settori dell’elettricità e del gas, con un approccio tecnologico neutrale che tenga conto del ciclo di vita di tutte le fonti e i vettori di energia al fine di evitare trattamenti preferenziali. Escludere il gas significa anche non considerare infrastrutture già pronte per il futuro trasporto di idrogeno.

– Vengono penalizzate anche le “smart gas grid”, volano per la transizione energetica, senza prevedere un’integrazione nelle reti di trasporto di flussi di gas rinnovabili (come biometano e idrogeno) e precludendo lo sviluppo di progetti che avrebbero potuto avere un ruolo rilevante nella promozione e nello sviluppo dei gas decarbonizzati.

– Si confermano criteri che di fatto andrebbero ad escludere dai progetti i Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, che risultano particolarmente rilevanti per l’Italia nello sviluppo di importazioni di idrogeno rinnovabile, anzi l’Italia potrebbe diventare un hub dell’idrogeno per l’Europa. In questa situazione, il nostro Paese perderebbe benefici particolarmente rilevanti non solo in ambito energetico e di decarbonizzazione, ma anche in termini di politiche europee di vicinato e di stabilizzazione territoriale. In concreto si rinuncia ad opere fondamentali per affrontare efficacemente il sottosviluppo economico di quella regione che spesso è alla base della crisi migratoria. Ricordo infatti che un numero significativo di persone che hanno raggiunto l’Europa negli ultimi anni sono “migranti economici”, in fuga dalla povertà piuttosto che dai conflitti.

– Negative anche le modifiche sulla governance, con un indebolimento del ruolo degli Stati Membri e l’inserimento dell’ennesimo comitato consultativo (European scientific advisory board on climate change), con il rischio di ingessare ulteriormente il processo decisionale.

– Vengono infine penalizzate anche quelle tecnologie di sequestro, stoccaggio e riutilizzo dell’anidride carbonica che invece sono necessarie per raggiungere le emissioni zero nette e pertanto dovrebbero essere pienamente integrate nel regolamento TEN-E, con tutte le componenti dell’intera catena del valore.

Mentre sovranisti, conservatori e popolari (ID, ECR, PPE) si sono convintamente schierati contro tale provvedimento, gli altri gruppi ed in particolare le sinistre hanno avallato questa impostazione particolarmente contraria agli interessi del nostro Paese: ci saremmo aspettati un comportamento ben differente da parte di alcuni colleghi deputati italiani!».

(1-06-2021 – red.) L’eurodeputato Danilo Oscar Lancini (Lega) è intervenuto sull’entrata in vigore della Direttiva per la riduzione della plastica monouso. “Fin dal 2018 mi sono schierato”, spiega  Lancini in una nota, “contro la Direttiva Ue che ha bandito la plastica monouso: una proposta che non teneva conto di quei paesi e di quelle situazioni in cui è attiva un’efficiente raccolta differenziata e circuiti chiusi senza dispersione nell’ambiente; una proposta che non aveva neppure previsto una seria valutazione sull’impatto economico. Su questo tema ho combattuto in Commissione Ambiente, ho partecipato a convegni e ho scritto personalmente una lettera agli allora ministri dell’Ambiente Costa e del Lavoro Di Maio, un appello caduto colpevolmente nel vuoto”.

“Anche se oggi molti sembrano finalmente aprire gli occhi”, continua Lancini, “ed anche il ministro alla Transizione Ecologica Cingolani conferma un evidente approccio ideologico tenuto in sede europea, purtroppo un settore importante per la nostra economia che dava lavoro a circa 3mila persone per 1 miliardo di euro di giro d’affari è già stato irrimediabilmente compromesso. Non è la prima volta che nel nostro Paese ci si accorge troppo tardi di un problema: aver visto giusto due anni fa resta un’amara soddisfazione per me e per la Lega. Forse qualcuno imparerà finalmente a non accettare in maniera succube tutto quello che viene da Bruxelles, ma seguirà la Lega nella sua battaglia per l’interesse nazionale”.

(Bruxelles, 23 GIU) – L’Eurodeputato On. Danilo Oscar Lancini (Lega) interviene in merito al “Rapporto sulla situazione della salute sessuale e riproduttiva e relativi dirittinell’UE”, chiamato anche “Rapporto Matic” dal nome del relatore.

«Quest’oggi giunge all’esame della sessione plenaria del Parlamento europeo il Rapporto Matic sui diritti sessuali e riproduttivi. Si tratta – spiega l’On Lancini – di una risoluzione estremamente ideologica che ha già destato scalpore per i suoi contenuti e che rischia di smontare pezzo dopo pezzo la nostra visione di famiglia, la libertà di coscienza e la responsabilità dei genitori nell’educazione dei figli.
Con una gravosa intromissione nella giurisdizione degli Stati membri anche in merito alla definizione delle politiche sanitarie – illustra l’On Lancini – questo rapporto prevede ad esempio, l’indottrinamento gender dalla scuola primaria senza richiedere il consenso dei genitori; un accesso generalizzato all’utero in affitto e al commercio dei gameti; l’accesso all’interruzione di gravidanza come ad un “diritto umano” senza
alcuna limitazione; l’abolizione del diritto all’obiezione di coscienza del personale medico. Un vero e proprio attacco alla famiglia naturale e alla libertà educativa, ancora più grave se si pensa che in Commissione quei popolari europei che si ispirano al pensiero cristiano dei padri fondatori dell’Europa si sono vergognosamente ed inspiegabilmente piegati al pensiero unico, votando a favore. Cristiani solo a parole?
Quei colleghi che in Italia dichiarano a gran voce di voler difendere la famiglia, siano coerenti fino in fondo e lo facciano anche a Bruxelles, senza cedere alla lobby LGBT! Oggi – conclude l’On Lancini – respingere il Rapporto Matic deve essere l’obiettivo ineludibile di tutti i difensori della vita, della famiglia e delle nostre più profonde radici identitarie».

 

(6 MAR – red.) “Oggi parlare di Iveco a Brescia significa prendere in considerazione un’azienda che da tempo è inserita nel territorio e vive in stretta simbiosi con i suoi lavoratori. I bresciani – prima con Om e poi con Iveco – hanno fatto crescere una fabbrica che ha attraversato le generazioni, diventando quella realtà di eccellenza per veicoli commerciali ed autobus che è oggi, una realtà capace di stare al passo coi tempi investendo anche nella mobilità del futuro”, così l’eurodeputato Danilo Oscar Lancini (Lega) sul tema della cessione di Iveco da parte di Cnh Industrial ai cinesi di Faw. “A Brescia Iveco conta oltre 1800 fra operai ed impiegati che conoscono bene il valore dell’azienda per il nostro territorio e per il Paese, orgogliosi del proprio lavoro e delle esperienze maturate, un patrimonio di conoscenze e di “saper fare” che non deve andare disperso”.

“Quando ho appreso della trattativa che la proprietà ha messo in atto per vendere Iveco al gruppo cinese Faw” aggiunge Lacini, “mi sono attivato subito per evitare l’ennesimo salto nel buio per l’industria bresciana ed italiana, con sullo sfondo lo spettro di un impoverimento generale dell’indotto, di nuove delocalizzazioni e di perdita progressiva di posti di lavoro. È inaccettabile che la proprietà intenda lasciare una totale libertà di manovra a fronte delle vaghe promesse di chi vorrebbe subentrare. Ad oggi infatti questa trattativa non ha fornito certezze, non solo sulla produzione e l’occupazione, ma soprattutto sulle prospettive future di un’intera filiera produttiva che è fra i principali asset strategici del Paese”.

“Da questa considerazione è scaturito l’intervento deciso di tutti noi parlamentari leghisti del territorio a difesa del lavoro bresciano, che ha posto fin da subito la vicenda sotto la lente del ministero per lo Sviluppo Economico”, prosegue l’eurodeputato del Carroccio. “Il ministro Giorgetti ha ricordato con grande autorevolezza che questa trattativa è oggettivamente una materia che interessa la normativa sul Golden Power, cioè su quei poteri speciali in carico al governo nazionale di salvaguardia delle società operanti in settori strategici. È infatti evidente che – pur con lo stralcio dei veicoli del settore Difesa – resta la chiara eventualità che la nuova proprietà cinese acquisisca informazioni sensibili sui processi produttivi e sul know-how di Iveco. Su questo tema la partita resta dunque aperta e il governo è pienamente legittimato a dettare specifiche condizioni, arrivando se necessario perfino a porre il veto su alcune delibere aziendali”.

“Infine, la mia esperienza di parlamentare europeo e di membro della Commissione per il Commercio internazionale”, conclude Lancini, “mi spinge a rinnovare un serio grido di allarme al mondo dell’impresa italiana, specialmente dopo la crisi del coronavirus: no all’assalto generalizzato di diverse realtà economiche cinesi all’acquisto dei nostri marchi e know-how, grazie ad una liquidità e ad una solidità economica costruite sulla concorrenza sleale, sul mancato rispetto dei diritti umani e delle più elementari norme ambientali e del lavoro. Mantenere o riportare in Europa tutte le principali filiere strategiche è uno dei principali punti che ho posto da tempo all’attenzione della Commissione Europea e su cui proseguirò a lavorare. Per questo, resterò in prima linea a vigilare e a portare proposte concrete per difendere Iveco ed il territorio bresciano in primis”.

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    Danilo Oscar Lancini
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